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Simona Scilla: artista e architetto catanese

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di Redazione

23/10/2015

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Dentro-fuori, individuo-territorio, informale-figurativo: queste alcune delle parole chiave per apprezzare, comprendere e “sentire”, attraverso la contemplazione estetica, i temi cruciali della ricerca artistica di Simona Scilla. Alternando grammatiche e tecniche pittoriche-estetiche diverse, persino opposte, in realtà il comune denominatore del lavoro dell’artista è contraddistinto da una poetica architettura dello sguardo sul (suo-nostro?) mondo interiore ed esteriore, sullo iato concettuale ed esperienziale che si interpone tra il proprio intorno individuale, le proprie radici, e quello alienante dell’esteriorità contemporanea esibita e saturata da informazione visiva scollegata spesso da ogni intimità, da ogni indagine “etica”. LAND-MARK Sotto questa lente interpretativa, gli emozionali e delicati ritratti quasi iperrealisti dei suoi familiari del ciclo “Segnal-ETICA” potrebbero persino essere letti come macro-mappe di tanti minuscoli, infinitesimali dettagli dei suoi lavori informali “In&Out”: micro e macro dialogano attraverso una misteriosa ma palpabile “etica” comune. Qui le dinamiche temporali si annullano, non vi è alcun obbligo di scorgere un prima e un dopo sequenziale in riferimento ad una supposta coerenza o evoluzione tecnico-stilistica, perché l’occhio concettuale di Simona Scilla è coerente, la prospettiva sul mondo pure, cambiano l’estetica e la grammatica che le traducono, ma queste sono sono solo indumenti “double-face”, convenzioni, forse maschere gioiose. +Q_E La tensione formale e geometrica del suo informale non è poi così diversa da ciò che è possibile percepire nelle linee morbide ed emotive dei suoi ritratti. Tale interessante dicotomia espressiva intriga l’occhio di chi segue con affetto ed entusiasmo la traiettoria stilistica dell’artista. Quali saranno le lenti che indosserà Simona Scilla per le sue prossime architetture dello sguardo? Quali i materiali, le tecniche, i formati? Interrogativi critici che accarezzano curiosità e dilemmi, come quelli che invitano l’occhio e la coscienza contemporanea ad interrogarsi ancora una volta su come è possibile rappresentare il mondo in un epoca in cui le categorie estetiche ed esistenziali sembrano non avere più confini o obbiettivi definibili nel tempo e nello spazio.

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